Oranjehotel: all'interno di una prigione nazista

08.01.2025

Da ex prigione nazista a simbolo eterno della resistenza olandese 


Che cos'è l'Oranjehotel e dove si trova?

Vicino l'Aia, circa 60 chilometri a sud-ovest di Amsterdam, si trova questo vecchio edificio caratterizzato dal color arancio. Costruito durante la Prima Guerra Mondiale per detenere contrabbandieri, esso divenne tristemente noto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la polizia tedesca lo utilizzò come prigione per oppositori del regime nazista. Tra il 1940 e il 1945, oltre 25.000 persone furono incarcerate qui, molte delle quali per resistenza, disobbedienza o critiche al regime. Tra i prigionieri c'erano ebrei, testimoni di Geova e autori di reati economici, come il mercato nero. Molti detenuti furono deportati in campi di concentramento o prigioni in Germania,  oltre 250 vennero invece giustiziati con un colpo alla nuca presso delle dune distanti pochi chilometri, il Waalsdorpervlakte.

Ha fatto parte fino al 2009 del sistema penitenziario dell'Aia; dal 2019, dopo una profonda ristrutturazione, l'Oranjehotel è stato trasformato in un centro commemorativo nazionale. "Oranjehotel" fu il soprannome dato alla prigione durante l'occupazione tedesca (1940-1945), un tributo ai combattenti della resistenza che sono stati imprigionati qui. Essi combattevano per  gli "Oranje", nome della famiglia reale olandese, per la loro patria. Oggi il luogo racconta le storie dei prigionieri che vi hanno sofferto, ricordando la fragilità della libertà e le tragiche conseguenze dell'oppressione e della persecuzione. 

Foto scattata all'interno di uno dei corridoi
Foto scattata all'interno di uno dei corridoi

La soglia del penitenziario 

Durante la seconda guerra mondiale, questi cancelli davano accesso all'Oranjehotel. I prigionieri condannati a morte erano costretti a lasciare l'Oranjehotel attraverso il piccolo cancello. Come citato in precedenza, oltre 250 persone furono infatti giustiziate nei pressi di questa prigione, sul vicino Waalsdorpervlakte, durante l'occupazione tedesca.

Il 6 settembre 2019, il re Willem-Alexander ha aperto ufficialmente il Monumento Nazionale Oranjehotel aprendo il grande cancello e lasciandolo volontariamente leggermente socchiuso. D'ora in poi, le persone saranno sempre in grado di vedere cosa si trova oltre il cancello, sia dall'esterno verso l'interno che dall'interno verso l'esterno.

La dura vita all'interno della cella

Vivere in una cella richiedeva un'enorme capacità di adattamento. La noia, l'insicurezza, le condizioni precarie e altre difficoltà provocavano profondi disagi psicologici. I prigionieri dell'Oranjehotel, isolati dal mondo esterno, erano soggetti all'arbitrarietà e all'ingiustizia delle forze di occupazione tedesche, con un futuro incerto davanti a loro.

La vita quotidiana in prigione era scandita da una rigida routine: mangiare, dormire, prendere aria, aspettare e cercare di far passare il tempo. Ogni distrazione, per quanto piccola, diventava fondamentale per sopportare l'angoscia e non lasciarsi sopraffare dai pensieri sul destino che li attendeva. Ognuno, a modo proprio, lottava per concentrarsi sulla propria sopravvivenza.

Gli oggetti personali e le lettere dei prigionieri, oggi conservati, raccontano con intensità le loro esperienze. Attraverso le loro parole emergono sentimenti di paura, fame, insicurezza e monotonia, ma anche testimonianze di speranza, resilienza e solidarietà. Questi frammenti di vita narrano la storia dell'Oranjehotel in tutta la sua complessità e umanità.

La cella n.601

Nel 1946 il Comitato Oranjehotel discusse su quali celle preservare e su chi avrebbero dovuto commemorare: cattolici, protestanti, comunisti? Hanno deciso così di conservare una cella come monumento. Il Comitato ha selezionato la cella 601, una delle celle della morte dell'Oranjehotel. Da allora, questa cella e il suo contenuto sono stati conservati nel loro stato originale. Le fotografie delle iscrizioni sulle pareti della cella sono esposte nella cella adiacente. Le altre celle di questa prigione assomigliavano a questa durante la seconda guerra mondiale. Dà anche un'impressione unica di come apparivano le celle durante la prima guerra mondiale, il periodo in cui fu costruita questa prigione.


Questa vite appartiene al letto della cella 601. Conducendo ricerche microscopiche, sulla vite è stato ritrovato del calcare proveniente dalla parete della stanza di detenzione. È probabile che i prigionieri abbiano usato la vite per compiere le varie iscrizioni sul muro.

Conclusioni finali

Visitare luoghi come l'Oranjehotel, poco conosciuti ma incredibilmente ricchi di storia, lascia sempre un segno profondo. Camminare tra quelle mura, osservare da vicino i segni lasciati da chi ha sofferto e lottato, ci aiuta a ridimensionare la nostra prospettiva e a immedesimarci, per quanto possibile, nelle vite spezzate o sospese in quelle celle. Tra tutti i dettagli, mi hanno colpito in modo particolare le preghiere incise sui muri, simboli potenti di speranza e resilienza, un'eredità che parla ancora oggi di forza umana.

Consiglio vivamente una visita: il percorso è scorrevole e mai eccessivamente pesante, ideale per chiunque abbia interesse per la storia. Inoltre, è facile da raggiungere dal centro dell'Aia, con un unico autobus. Un'esperienza che tocca il cuore e arricchisce la mente. 

Questa fotografia è stata scattata nel settembre 1941. È l'unica fotografia conosciuta dei prigionieri nell'Oranjehotel durante l'occupazione.  La maggior parte degli uomini in questa foto non è sopravvissuta alla guerra.
Questa fotografia è stata scattata nel settembre 1941. È l'unica fotografia conosciuta dei prigionieri nell'Oranjehotel durante l'occupazione. La maggior parte degli uomini in questa foto non è sopravvissuta alla guerra.

Fonti principali:

- mi sono attenuto prevalentemente ad alcuni fascicoli sulla storia della prigione rimediati al centro informazioni del museo 

- https://www.youtube.com/watch?v=0_tZJ1OjRsw 


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