L'uomo che provò ad uccidere il Führer

06.11.2023

Storia di Georg Elser e del suo piano per uccidere Adolf Hitler


Gli attentati al Terzo Reich

Numerosi furono gli attentati alla figura del Führer, se ne contano ben 42 nel libro "Die 42 attentate auf Adolf Hitler" dello scrittore Will Berthold (1924-2000). Alcuni più noti, altri meno, ma purtroppo nessuno di essi realmente riuscito; tuttavia è importante ricordare il coraggio che trovarono queste persone per affrontare il regime, ponendosi l'ambizione massima di "tagliare la testa del serpente": uccidere il capo del Terzo Reich. Un attentato non particolarmente noto ma che per poco non si rivelò efficace fu quello organizzato da Georg Elser, un umile falegname tedesco. 

Biografia e Analisi della figura di Georg Elser

Il signor Elser nacque in una cittadina nel sud della Germania nel 1903. Proveniente da una povera famiglia contadina, presto si rivelò abile nel disegno e nei lavori manuali; lavorerà infatti come operatore di tornio in fonderia, come carpentiere e come falegname. Un avvenimento da ricordare fu il suo ingaggio presso una fabbrica di orologi a Costanza: qui acquisirà competenze che si riveleranno fondamentali nell'organizzazione dell'attentato. 

Nel campo sociale Georg frequentava spesso federazioni e sindacati di lavoratori e nel 1926 un collega lo convinse ad arruolarsi nel Rotfrontkämpferbund, l'organizzazione paramilitare del partito comunista tedesco. Seppur non fosse un convinto comunista iniziò a votare per il partito di estrema sinistra, ritenendolo il migliore per difendere gli interessi dei lavoratori. 

Negli ultimi anni antecedenti allo scoppio della guerra egli lavorò in una fabbrica di montaggio a  Heidenheim, venendo così a conoscenza del programma di riarmo nazista. Sin dagli esordi del nazismo egli si dimostrò un forte oppositore del regime, rifiutando di compiere il saluto nazista e di riunirsi ad altri per ascoltare i proclami radiofonici hitleriani. Ripugnava il controllo nazista sulla libertà dei lavoratori, dell'educazione e della professione religiosa. Per quanto riguarda quest'ultimo punto Elser era un protestante tradizionalista. 

Foto di Georg Elser tratta da un documento della Gestapo
Foto di Georg Elser tratta da un documento della Gestapo

L'attentato ad Hitler

L'idea di uccidere il leader del partito crebbe inesorabilmente durante il 1938, anno in cui si respirava nell'aria uno stato di timore e d'ansia per il possibile scoppio di una nuova guerra, dopo ovviamente la Prima Guerra Mondiale. Per elaborare il piano decise di andare a Monaco l'8 novembre 1938 per assistere all'annuale anniversario del fallito Putsch di Monaco: qui notò una sicurezza generale molto superficiale. Durante la preparazione del piano scoppiò la seconda guerra mondiale, che confermò ulteriormente i timori di Elser, tanto da interrompere ogni tipo di relazione con amici e parenti, per dedicarsi esclusivamente al progetto. 

Egli si fece assumere come operaio in una cava e, senza destare sospetti, rubò poco a poco l'esplosivo necessario per il suo ordigno. Fingendo un infortunio si licenziò e si trasferì a Monaco di Baviera, dove si trovava la birreria nella quale ogni anno Hitler celebrava il suo discorso annuale. Per svariate sere egli rimase all'interno del locale dopo l'orario di chiusura per scavare una nicchia sotto la colonna, affianco alla quale ci sarebbe stato il palcoscenico dell'anniversario. Arrivò il fatidico giorno ed egli posizionò l'ordigno artigianale.

Hitler però, a causa delle condizioni atmosferiche che gli impedivano di tornare a Berlino in aereo, decise di andarsene in anticipo, prendendo il treno: lasciò quindi la birreria sette minuti prima delle 21:20, ora in cui "puntualmente" scoppiò la bomba.

 Il bilancio fu comunque di otto morti e sessantatré feriti, di cui sedici in modo grave.  

Foto successiva all'esplosione della bomba
Foto successiva all'esplosione della bomba

L'arresto e la morte dell'attentatore 

Nel frattempo Georg Elser si recò a Costanza, ma provandò a varcare il confine svizzero destò sospetti ad un paio di guardie che lo arrestarono. Fu sottoposto ad interrogatorio dalla Gestapo nazista; a confermare i sospetti furono le abrasioni della pelle sulle ginocchia, infatti secondo l'analisi criminologica si poteva arrivare al luogo della bomba solo strisciando a carponi. Dopo ore di brutali torture confessò di essere l'attentatore in questione; per giunta due cameriere della birreria lo riconobbero definendolo un cliente ormai abituale. 

Lo deportarono prima al campo di concentramento di Sachsenhausen, poi a quello di Dachau. I tedeschi erano talmente convinti di vincere la guerra che vollero lasciare in vita l'attentatore per sottoporlo ad un grande processo alla fine della guerra, lo definirono quindi "prigioniero in custodia speciale". Ma quando nell'aprile del 1945 la sconfitta tedesca si faceva incombente, fu dato l'ordine letale al capo del campo di concentramento di Dachau, Obersturmbannführer Eduard Weiter.

Georg Elser fu fucilato a Dachau il 9 aprile 1945, poche settimane prima che la guerra fosse terminata. 

Numerosi monumenti sono stati eretti in Germania per ricordare questa persona, anche in grandi città come Monaco e Berlino. 

Memoriale di George Elser a Berlino
Memoriale di George Elser a Berlino
Memoriale di George Elser a Berlino
Memoriale di George Elser a Berlino

Il film:

consiglio vivamente infine la visione del film "Elser - 13 minuti che non cambiarono la storia" diretto da Oliver Hirschbiegel nel 2015, rappresentazione cinematografica della storia realmente accaduta. 


Fonti principali:

- The German opposition to Hitler: the resistance, the underground, and assassination plots, 1938-1945, di Michael C. Thomsett, Editore McFarland, 1997

L'attentatore solitario Georg Elser, l'uomo che voleva uccidere Hitler, di Hermut Ortner

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